ZENONE E PARADOSSI

Zenone è il primo filosofo a sviluppare un tipo di argomentazione che non si limiti ad affermare una tesi, ma si premuri di confutarne la negazione, ossia è il fondatore del metodo dialettico. 


Il termine è etimologicamente imparentato a dia-logo: si tratta in entrambi i casi di tener conto di un altro soggetto, si tratta di tener conto della alterità, non limitandosi alla identità. La verità esige che tenga conto dell'altro, una tesi è davvero affermata, quando si è confontata con l’antitesi.


I paradossi di Zenone ci sono stati tramandati attraverso la citazione che ne fa Aristotele nella sua Fisica. Zenone di Elea, discepolo ed amico di Parmenide, per sostenere l'idea del maestro, che la realtà è costituita da un Essere unico e immutabile, propose alcuni paradossi che dimostrano, secondo questi, l'impossibilità della molteplicità e del moto, nonostante le apparenze della vita quotidiana.


Furono il primo strumento che mise in difficoltà l'ambizione dei pitagorici di ridurre tutta la realtà in numeri.


Oggi non si attribuisce valore fisico alle argomentazioni di Zenone, ma la loro influenza è stata molto importante nella storia del pensiero matematico e filosofico.

I paradossi zenoniani si dividono in due gruppi: quelli contro il divenire e quelli contro la molteplicità. I più famosi e importanti sono i primi.


Il primo argomento, detto “della dicotomia”, sostiene che il movimento è assurdo e impossibile, perché un corpo, per raggiungere una meta, dovrebbe prima raggiungere la metà della strada che deve percorrere; ma prima di raggiungere questa metà, dovrebbe raggiungere la metà di questa metà, e prima ancora la metà della metà della metà, e così all'infinito perché c'è sempre una metà della metà.


Il secondo argomento detto “dell'Achille”, sostiene che il movimento è talmente assurdo che, se per ipotesi, noi lo concedessimo e ponessimo il piè-veloce Achille ad inseguire una tartaruga, ne verrebbe che quelli non riuscirebbe mai a raggiungere questa, perché le stesse difficoltà viste nel precedente argomento si ripresenterebbero in altra forma: Achille dovrebbe prima giungere nel punto in cui la tartaruga si trovava alla partenza, successivamente nel punto in cui essa si trovava quando egli raggiunse il suo punto di partenza, e poi ancora in quel terzo punto in cui essa si trovava quando egli raggiunse il secondo. E cosi via, all’infinito.

Il terzo argomento è detto “della freccia” e dimostra che una freccia, che l'opinione crede in movimento, in realtà è ferma. Infatti, in ciascuno degli istanti in cui è divisibile il tempo del volo, la freccia occupa uno spazio identico; ma ciò che occupa uno spazio identico è in riposo, dunque la freccia, come è in riposo in ciascuno degli istanti, così lo è anche totalità di essi. 

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